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Sotto le vigne

SOTTO LE VIGNE

Furnasa

FURNASA

Sua maestà… il Dolcetto!

Il Dolcetto è tra i vitigni autoctoni piemontesi più tipici ed è coltivato in varia misura un po’ ovunque in Piemonte, ma la sua culla ideale è la Langa. Per secoli questa varietà di vite a bacca nera ha condiviso le fortune e le miserie della gente di campagna. Pur non essendo una pianta particolarmente vigorosa o resistente alle difficoltà e alle malattie, infatti, il Dolcetto ha sempre saputo offrire ai viticoltori i frutti dolci e maturi per la tavola, adatti anche per produrre una speciale marmellata (la cognà) e, soprattutto, materia prima per un vino dai caratteri schietti e semplici. Storicamente, il Dolcetto era la merce di scambio con la Liguria: dalla regione costiera ci si approvigionava di olio, sale e acciughe, ingredienti base di uno dei piatti più famosi del Basso Piemonte, la “Bagna Caoda”, mentre nel cuneese si barattava l’uva Dolcetto con i vitelli allevati in pianura, così da avere nelle stalle di collina animali di razza.

Il nome del vitigno deriva dalla particolare dolcezza della polpa dell’uva, ma i vini che se ne ricavano sono esclusivamente asciutti e decisamente secchi, caratterizzati da una modesta acidità e da un piacevole retrogusto amarognolo. A seconda della zona di coltivazione e del tipo di vinificazione, il Dolcetto dà origine a vini freschi e beverini, che si accompagnano alla tavola quotidiana grazie alla loro morbidezza, alla freschezza del gusto e alla capacità di adattarsi a molti cibi diversi.

Il Dolcetto è stato da sempre largamente impiegato per produrre vini di consumo quotidiano, ed è quindi parte della cultura delle Langhe, sua patria naturale e nativa.

Questo suo largo utilizzo è favorito sia dalla bontà dei vini che produce, sia dalla sua precocità, che gli consente di dividersi il territorio con l'opulento Nebbiolo, senza intralciare e intersecare le due produzioni, evitando così ai coltivatori la scelta di, e se, coltivare una o l'altra varietà.
Rispetto al suo nobile vicino infatti, il Dolcetto matura anche con quattro settimane di anticipo, e quindi può lasciare le posizioni migliori e più esposte al sole, quelle più alte, al suo aristocratico compagno di Langhe, che maturando tardi invece, ha più bisogno di sole. Questa sua facilità di maturazione ha fatto si che il Dolcetto venisse coltivato nelle zone meno esposte.

Nell'area del Barolo e del Barbaresco ad esempio, il Dolcetto non viene coltivato sulle zone esposte a sud, lasciando così il posto alla coltivazione del nobile Nebbiolo. Solo nelle zone troppo alte per il Nebbiolo il Dolcetto prende il suo posto.
Ad Ovada e ad Alba ad esempio viene coltivato in zone dove le altre varietà avrebbero grosse difficoltà di maturazione. I coltivatori della zona asseriscono che il Dolcetto prediliga le zone a marne bianche che si trovano sulla riva destra del Tanaro, mentre ne risente in condizioni di terreni pesanti e ricchi.

Il primo riconoscimento DOC fu del 1972, cui seguirono 3 DOCG E 5 DOC.